Alfano segretario, “PDL sia partito degli onesti”

All’Auditorium di via della Conciliazione, dove lo scorso anno andò in onda lo strappo in diretta tv tra il premier Berlusconi e il presidente della Camera Fini, la sede del famoso “Che fai, mi cacci?”, ieri è tornato ad essere un luogo di verifica per il Popolo della Libertà, che ha ufficializzato il dopo-Berlusconi nel partito, con un Berlusconi che sarà presente anche in futuro, perchè nessuno immagina che il premier lasci tutto nel 2013 e si ritiri a vita privata, senza nemmeno fare da regia all’interno del centro-destra. Ieri, però le telecamere erano tutte per Alfano, le luci dei riflettori erano puntate su di lui, sul suo sorriso smagliante e la platea di oltre mille delegati del PDL era tutta lì ad ascoltare il suo discorso, caratterizzato da quel tipico aplombe che lo ha contraddistinto in questi tre anni di governo, da quando nel 2008, giunto al ministero della giustizia, tra le perplessità della stampa e dei commentatori politici, che lo disconoscevano e lo consideravano un semplice replicante del premier, ha dimostrato non solo autonomia di giudizio e di analisi politica, ma anche una dose di coraggio e di decisionismo, che lo hanno reso apprezzato pur tra le opposizioni, nonostante la carica bollente che ricopre.

Ieri, Alfano, 40 anni, meridionale, siciliano di Agrigento, è stato impeccabile nel suo discorso, pronunciato poco dopo quello del premier, che ha invitato la platea a tributargli l’elezione per acclamazione. E in questo primo discorso da segretario del PDL, Angelino ha già fatto intravedere lo stile e la linea di ciò che rappresenterà da qui al 2013, data prevista per le elezioni politiche.

Nessun riferimento alla Lega, come se non esistesse (non è stata certo una dimenticanza), ma tanti riferimenti, invece, al PPE, la casa dei popolari europei, invitando quanti ne facciano parte a un confronto che porti all’unità delle forze in campo, contro la sinistra.

Ha fatto poi un parallelo tra il centro-destra e il vuoto di valori unitari della sinistra, ma senza aggredire, senza urlare. E senza urlare, ma con evidente coraggio, si è rivolto a Berlusconi, dicendogli senza mezze misure: “Silvio, tu sei un perseguitato, ma non tutti lo sono dentro il partito. Dobbiamo costruire un partito degli onesti, la politica la deve fare chi ha i voti, non i soldi“.

E anche su queste battute dure, pesanti, ma giuste, è scattato l’applauso, forse non formale, ma di convinzione, da parte di chi auspica una nuova fase nel PDL. A parole, Angelino ha convinto. Ora ha due anni di tempo per convincerci con i fatti.

Gestione cookie