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Manovra, riforma pensioni donne molto più morbida

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Giuseppe Timpone

Rispetto a una delle prime stesure, presentate dal ministro Tremonti al vertice di maggioranza di due giorni fa, quella che dovrebbe essere esposta oggi al Consiglio dei ministri, per essere varata, sarebbe una riforma molto più soft riguardo all’aumento dell’età per la pensione di vecchiaia delle donne.

Mettiamo un pò d’ordine: due giorni fa, Tremonti aveva presentato una riforma dell’età pensionabile per le donne, che prevedeva un aumento di un anno (dai 60 anni attuali), a partire dal 2012, per salire di un anno ancora ogni due anni, fino al raggiungimento dei 65 anni, la stessa età pensionabile per gli uomini, per cui la riforma sarebbe entrata a regime già nel 2020.

Le reazioni non sono state molto accoglienti nella maggioranza e tra le stesse file dell’esecutivo, se è vero che già da ieri sera circola una nuova bozza, che ridimensiona fortemente la portata immediata della rifoma, prevedendo che l’età pensionabile per le donne aumenterà di un mese all’anno, a partire dal 2020, per poi aumentare di sei mesi all’anno, a partire dal 2026, per arrivare a quota 65 anni solo nel 2035.

L’intento della manovra, secondo il Ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, sarebbe di lanciare un segnali ai mercati, per cui si andrebbe verso un riequilibrio finanziario della spesa previdenziale, ma senza fare cassa e dando alle donne un numero sufficiente di anni, per riprogrammare la propria vita lavorativa e privata.

Dunque, le donne attualmente vicine ai 60 anni potrebbero tirare un sospiro di sollievo, se dovesse essere confermata quest’ultima soluzione, in ordine di tempo. Lo sapremo già oggi, subito dopo il Cdm.

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Giuseppe Timpone