“Abbiamo proprio tutti gli elementi di una struttura organizzativa, abbiamo l’arruolatore, abbiamo il fidelizzatore e abbiamo, possiamo dire, l’amministratore del bordello, colui che paga le dipendenti, colui che si occupa della location” : eccola la frase incriminata detta dal pm Forno nel corso dell‘udienza preliminare del Rubygate che vede indagati il consigliere regionale Nicole Minetti, del giornalista Emilio Fede e dell’agente dei vip Lele Mora per induzione e favoreggiamento della prostituzione anche minorile. Ecco le parole che hanno fatto scatenare le polemiche da parte degli esponenti del Pdl, tanto da costringere il magistrato a una smentita. Il tutto parte dalla versione che arriva alla stampa dove la frase diventa una più semplice “Arcore era un bordello”, una semplificazione che ha fatto andare su tutte le furie il Pdl con il vice presidente del Gruppo del Pdl alla Camera, Jole Santelli che attacca dicendo che i “pm di Milano che parlano di bordello per compiacere Berlusconi sono vergognosi”, ricevendo la replica di Forno: “Non ho mai detto che Arcore era un bordello. Il termine bordello è stato utilizzato come riferimento storico alla divisione dei compiti previsto dalla legge Merlin”.
Ora spunta la versione originale, grazie alla trascrizione dell’udienza che ieri è stata depositata alle parti. Trascrizioni che evidenziano anche altri passaggi significativi nel discorso dell’accusa, come quello dove Sangermano afferma che gli indagati erano “perfettamente consapevoli della minore età di Ruby, come emerge dalle stesse dichiarazioni, e soprattutto perfettamente consapevoli di quel che accadeva ad Arcore, ovvero, che l’introduzione della minore era strettamente finalizzata a che la stessa acconsentisse al compimento di atti sessuali col presidente del consiglio, Silvio Berlusconi”.
Nel corso della stessa udienza il pm Forno descrive Ruby nel corso dell’interrogatorio di agosto 2010, come una ragazza che dall’aspetto che sembra essere più grande dei suoi 17 anni ma che invece ascoltando le sue parole si ha la percezione di avere di fronte “una ragazzina, un’adolescente sofferente e in difficoltà”. Una ragazzina che racconta episodi, come “un bacio saffico con la Minetti”, che per lei non avevano connotazione sessuale ma che secondo i pm sono “atti sessuali, a cui la Minetti partecipa, ma che coinvolgono tutti gli astanti” e che sono messi in atto perchè “il fruitore finale aveva interesse per questo tipo di condotte”.