Il leader di Sinistra e Libertà è stato reduce di una vittoria ai referendum di due settimane fa, in cui si è fatto portavoce delle istanze in favore della difesa dell’acqua pubblica, votando e facendo votare contro la determinazione della tariffa dell’acqua, negando la possibilità, prevista dal Decreto Ronchi, che i gestori privati possano imporre una percentuale minima di profitto, caricandola sul costo della bolletta, a remunerazione degli investimenti privati, per la manutenzione e le migliorìe apportate agli acquedotti pubblici. Ma apriti cielo, il tam tam su internet, sulla carta stampata e in tv è stato incessante e martellante: il governo vuole privatizzare l’acqua, le bollette dell’acqua esploderanno e i poveri non ne avranno più accesso. Questo è stato in sintesi il contenuto della propaganda in favore dei sì ai referendum. E la vittoria è stata travolgente, con il 95% che si è espresso contro la legge voluta dalla maggioranza e con un quorum raggiunto, dato che il 57% degli italiani è andato a votare. Non succedeva dal 1997.
Ma lo stesso Nichi Vendola, che a Roma mira a rappresentare le istanze delle fasce più deboli della popolazione, a Bari, dove fa il governatore della Regione Puglia da sei anni, usa un linguaggio è del tutto diverso. E così, si scopre ieri che il governatore di Sel non ha acconsentito alla riduzione della tariffa sulla bolletta dell’acqua, in quanto considera essenziale che rimanga la percentuale del 7% di ricarico, in favore della remunerazione per i gestori privati, sostenendo che sarebbe demagogico se si togliesse al privato la possibilità di avere un profitto minimo e parlando di “ragioni di efficienza” e di equilibrio dei conti di Acquedotto Pugliese.
E l’equilibrio dei conti sta a cuore a Nichi Vendola, che solo tre settimane fa ha varato una misura che inasprisce le aliquote Irpef su tutti i redditi, anche i più bassi, determinando un aggravio dell’aliquota che equivale a un salasso. E come non parlare dell‘aumento di 3 centesimi dell’accise sulla benzina, fortemente voluto da Vendola.
Adesso la sua giunta è stata battuta da un emendamento PDL-Fli, che va contro la proposta del governatore di introdurre il ticket sanitario fisso anche su disoccupati e cassintegrati. Queste ultime fasce saranno così escluse, dopo l’approvazione dell’emendamento.
Ma il vero Nichi allora chi è? Quello dei poveri a Roma o il difensore dell’efficienza e dei conti a Bari, anche se a discapito dei deboli?