Oggi la Grecia potrebbe dare il suo più importante segnale da quando è iniziata la sua discesa verso il baratro della bancarotta, che diverrebbe inevitabile se il Parlamento di Atene, questo pomeriggio, non desse la sua approvazione al piano di austerità da 28,4 miliardi di euro, che prevede tagli alla spesa pubblica, aumenti di tasse e privatizzazioni. Senza l’ok al piano, l’Europa non concederà alla Grecia i 12 miliardi necessari a finanziare le sue esigenze di cassa per le prossime settimane e la dichiarazione formale di default sarebbe inevitabile. Uno scenario apocalittico, che trascinerebbe con sè verso il fondo tutta l’Eurozona, con una prospettiva di ripiombare in un nuovo Lehman Brothers, in cui il fallito però è lo stato. E la bancarotta di Atene avrebbe immediate ripercussioni anche sui nostri titoli di stato, in quanto sarebbe molto più costoso rifinanziare il debito. Ma c’è fiducia sull’esito del voto. Il clima sembra essersi un pò rasserenato, dopo che la scorsa settimana, il premier socialista Papandreou ha ottenuto la fiducia dei suoi 155 deputati, confermando la tenuta della sua maggioranza, nelle mani del Pasok.
Tuttavia, il voto di fiducia non implica necessariamente un foto favorevole al piano di austerità. La frangia più di sinistra del Pasok minaccia da settimane di non votare la manovra “lacrime e sangue”, ma l’arrivo alle finanze del loro rappresentante Evangelos Venizelos dovrebbe riportare tutti a maggiore prudenza.
Ieri, l’ennesimo sciopero generale si è trasformato in un’occasione di violenza contro la polizia, davanti proprio all’ingresso del Parlamento, con quasi trecento persone che si sarebbero staccate dal resto dei manifestanti, scatenando una guerriglia contro le forze di polizia e provocando una quindicina di feriti.
Anche oggi la pressione della piazza contro il “sì” alla manovra dovrebbe farsi sentire e si teme un’ondate di proteste violente.
Un altro timore, ma all’interno del palazzo, riguarda invece il voto complessivo sulle misure. Da Bruxelles, si sospetta che alcuni deputati potrebbero dare il loro ok alla manovra oggi, salvo poi rifiutarsi di votare alcune delle misure, nei prossimi giorni, di fatto selezionando e scartando alcuni punti impopolari.
Intanto, anche il governatore centrale di Atene sta tentando di fare pressione, affinchè si giunga all’approvazione del piano, sostenendo che votare contro in Parlamento significherebbe mandare il Paese verso il suicidio.
Già oggi, dunque, saremo in grado di sapere se Atene avrà determinato il fallimento dell’Eurozona o se ci sarà ancora speranza per la Grecia.