Alla fine, tutto è andato come doveva andare, senza sorprese, anche perchè la forza dei numeri c’era tutta. Il ministro delle finanze (a questo punto, ex) di Parigi, Christine Lagarde, è il nuovo direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, carica che assume, grazie al voto di tutti i big del consiglio direttivo, determinato dalla solida alleanza USA-UE, a cui si sono aggiunti anche Russia e Cina.
Per il suo rivale, Augustin Carstens, non c’è stato nulla da fare, malgrado Paesi come Australia e Canada lo abbiano sostenuto. Sin da subito, la sua candidatura era parsa di semplice testimonianza.
I rappresentanti delle economie emergenti si sono dovuti fare una ragione della nomina di Lagarde, ritirando anche la loro pretesa di limitare il mandato della francese al completamento di quello di Strauss-Kahn. Al contrario, Christine Lagarde espleterà un mandato completo, pari a 5 anni.
55 anni, madre di due figli, divorziata e ora sposata con un imprenditore corso, Lagarde è il primo dg del Fondo Monetario a non essere economista.
Le sfide che ora l’attendono sono piuttosto importanti e impegnative. Al primo posto, il capitolo Grecia, che la Lagarde conosce bene, visto che se n’è occupata ai vertici europei, in qualità di ministro delle finanze francese. La donna si è anche impegnata a continuare le riforme dell’istituto, dando più spazio alle economie emergenti.
La nomina della francese conferma che il patto tra gli USA e l’Europa, stipulato verbalmente nel 1944, quando l’Fmi fu istituito, ancora regge e questo lascia preludere alla nomina di un altro americano a capo della Banca Mondiale (si vocifera il nome di Hillary Clinton).