Ieri, il vertice di maggioranza, al quale erano presenti i rappresentanti dei partiti della coalizione di centro-destra, oltre, ovviamente, al ministro Tremonti, al premier Berlusconi e altri componenti del governo, doveva essere l’occasione di uno scontro campale, che avrebbe fatto esplodere le tensioni contro il ministro dell’economia, cumulate da anni, all’interno del governo e della maggioranza. Invece, così non è stato, il clima sarebbe stato cordiale, ma forse veramente, non come sempre si dice in modo formale, in queste situazioni. Nessuno scontro, se non una richiesta di chiarimenti a Tremonti, da parte del capogruppo PDL alla Camera, Fabrizio Cicchitto, e del Ministro dei Beni Culturali, Giancarlo Galan, che hanno lamentato la più assoluta disinformazione sulle cifre. Tutto nella norma, quindi, in un incontro che si è aperto con un Tremonti che avrebbe sin da subito sciolto il ghiaccio, facendo una battuta all’arrivo del premier: “Silvio, tranquillo. Non mi dimetto”. E la cordialità sarebbe andata avanti un pò per tutto il vertice. Nessuno ha chiesto le dimissioni del responsabile di via XX Settembre, nè questi le ha date. Si parla solo di un Crosetto, sottosegretario alla Difesa, il quale avrebbe ribadito tutte le sue critiche al ministro (due giorni fa aveva parlato di manovra come “roba da psichiatri”).
La maggioranza, nel suo complesso, esce rafforzata dal vertice di ieri, allontanando le tensioni più forti. Certo, Bossi non si dice tranquillo per la tenuta del governo, fino a quando non sarà approvata la manovra, ma di sicuro le quotazioni del governo sarebbero in salita, se fossero quotate in borsa.
Tuttavia, l’accordo sulla manovra, che conferma il rinvio della riforma fiscale, che il premier avrebbe voluto contestuale, va nella direzione di rafforzare la posizione di Tremonti, a discapito del potere di Berlusconi. E’ vero che a parole Tremonti ha accettato l’idea di una maggiore collegialità nelle decisioni economiche, ma di promesse su questo punto il ministro ne ha fatto fin troppe, in dieci anni.
Silvio ha di certo salvato ieri il suo governo dalla prospettiva di una rovinosa caduta, ma se la sua strategia finisse qui, sarebbe una vittoria di Pirro, perchè avrebbe consegnato al suo ministro dell’economia il diritto di vita e di morte sull’attività di governo. Le pulsioni anti-Tremonti all’interno dell’esecutivo e del PDL ci sono e sono tante, forse maggioritarie. Sarebbe bene che il premier desse ascolto anche a queste, perchè la solitudine di Tremonti e il suo socialismo in salsa moderata hanno portato questa maggioranza in un vicolo cieco.