Ad essere chiamati a scegliere il nuovo dg saranno i 24 membri del consiglio direttivo, composto da 23 uomini e una donna, in rappresentanza dei rispettivi stati.
La sfida non è al cardiopalma, dato che Lagarde è di gran lunga la favorita alla corsa. Gode del sostegno di dieci paesi; ultimo ad essersi aggiunto è la Cina, che qualche giorno fa ha comunicato la sua volontà di sostenere la francese. Per il resto, si tratta di sette stati della UE, un egiziano e un togolese.
Carstens gode del sostegno di quattro voti sicuri: il connazionale del Messico, l’Australia, l’Argentina e il Canada. Forse, anche il Brasile potrebbe appoggiarlo, nonostante le aperture verso la Lagarde, nelle settimane scorse.
Non si sono ancora espressi ufficialmente nè gli USA, nè il Giappone e il loro voto pesa molto, dato che ciascun componente ha una quota diversa, determinata dal peso del Paese che rappresenta all’interno del Fondo Monetario.
Tuttavia, il Segretario al Tesoro USA, Timothy Geithner, ha lasciato intendere che gli Stati Uniti dovrebbero continuare a tener fede al patto, che vuole che si sostenga sempre un europeo alla guida dell’Fmi, mentre l’Europa sosterrà sempre un americano alla Banca Mondiale.
I soli voti di USA, UE e Giappone potrebbero essere sufficienti ad assicurare la massima carica alla Lagarde. La decisione si attende entro giovedì.