Mario Draghi, attuale governatore della Banca d’Italia, è ufficialmente il successore di Jean-Claude Trichet alla presidenza della Banca Centrale Europea. Egli assumerà effettivamente la carica solo a partire dall’1 novembre del 2011, alla scadenza cioè del mandato di Trichet, sempre che questi non si dimetta prima, ma sembra improbabile (nelle scorse settimane si vociferava di problemi di salute).
Per i prossimi quattro mesi, quindi, Draghi continuerà nel suo ruolo di massimo dirigente di Bankitalia, sebbene già sia partito il toto-nomine, per individuare il suo successore. Il governo, che ha la responsabilità formale della nomina, ha fatto sapere che procederà in settimana a iniziare a fare il punto sulla situazione.
C’è tempo per assumere una decisione di così grande importanza, anche se di certo la questione implica equilibrio e mediazione tra diverse posizioni. All’interno dell’esecutivo, infatti, sarebbero due i nomi che si farebbero, uno gradito al premier e l’altro al ministro dell’economia.
I nomi in lizza, complessivamente, sarebbero tre: Fabrizio Saccomanni, direttore generale della Banca d’Italia; Vittorio Grilli, direttore generale del Tesoro; Lorenzo Bini Smaghi, consigliere del board della BCE.
Se si esclude quest’ultimo, considerato non proprio in gara, restano i primi due nomi, che rappresentano due diverse sfere politiche, riguardo ai gradimenti di cui godono: Saccomanni è gradito al premier Berlusconi e rappresenta la continuità nella gestione di Palazzo Koch, mentre Grilli è ben voluto da Tremonti, che con lui collabora al ministero e sarebbe una personalità esterna.
Se prevarrà l’una o l’altra linea, non è cosa facile da definire oggi stesso. Certo, Saccomanni sarebbe un nome che garantirebbe la continuità dell’ottima gestione sulla vigilanza bancaria, in una fase turbolenta come gli ultimi tre anni. Ma Tremonti non mollerà facilmente la presa.