La partita non è mai stata in discussione, riguardo alla persona di Draghi, che ha goduto anche della fortuna astrale, di trovarsi candidato senza alcun rivale. Tuttavia, ieri, la Francia ha puntato i piedi sul caso “Lorenzo Bini Smaghi”, il consigliere italiano al board della BCE, rivendicandone le dimissioni, per fare spazio a un francese.
Una situazione che avrebbe irritato anche la Germania, la quale si farebbe rappresentante del valore dell’autonomia della BCE dalla sfera politica, con implicita difesa delle posizioni dell’italiano.
Si è resa necessaria persino una telefonata del presidente UE Van Rompuy a Bini Smaghi, per tentare di sbloccare un caso, che stava per diventare allarmante, anche perchè poneva la contraddizione di un’Europa, non totalmente pronta a difendere l’autonomia di Francoforte, dinnanzi alle richieste pressanti di uno stato come la Francia.
Alla fine, in mattinata, è giunta la rassicurazione del banchiere italiano, rammaricato per l’ipotesi di blocco della nomina di Mario Draghi, dicendosi pronto a dimettersi entro l’anno, ma non in concomitanza con l’arrivo di Draghi alla BCE, per preservare l’autonomia della banca centrale dalla politica.
A Bini Smaghi sarebbero state proposte alternative di rilievo, come la candidatura per Palazzo Koch o alla presidenza dell’Antitrust (più probabile). Di certo, da ieri la BCE ancora una volta potrà essere considerata vulnerabile alle necessità della politica. E questo non è un bene, non per i cittadini europei.