Lega, scontro tra Bossi e Maroni

La Lega non è più quel blocco monolitico inattaccabile di qualche tempo fa, quando la parola del Senatùr era più che sufficiente per dirimere qualsiasi questione interna e per ricondurre all’ordine qualche “scapestrato” in odore di indisciplina. Le cose non sono più le stesse da mesi, sebbene il partito abbia sempre dato un’immagine di unità e compattezza che è stata molto utile a incrementare il potere contrattuale dei nordisti verso un PDL dalle crepe evidenti e neanche ben nascoste. Ma il voto amministrativo e quello sui referendum hanno determinato forse un punto di svolta all’interno del Carroccio, dove per la prima volta da oltre venti anni il leader indiscusso Umberto Bossi viene sommessamente messo in discussione da una parte della base, che gli preferisce gente come il ministro Roberto Maroni. E che Maroni sia uno degli aspiranti più concreti alla guida delle segreterie del nord lo dimostra il suo tentativo, in queste ultime settimane, di smarcarsi dal premier, aizzando le divergenze interne alla maggioranza, contrariamente alla posizione di Bossi, che ha sempre tentato di smussare gli angoli e di ricondurre il suo popolo padano nell’alveo di una collaborazione con il premier.

Ma la sfida interna tra Bossi e Maroni fino ad oggi si è proiettata all’esterno, ossia in diversi modi di procedere con l’alleanza di governo, adesso si sta spostando sull’organizzazione interna del partito, partendo dal rifacimento dell’organigramma, non gradito a Maroni.

Ieri se ne è avuta conferma con la questione riguardante il capogruppo alla Camera della Lega Nord, Marco Reguzzoni. Considerato filo-berlusconiano, Reguzzoni si è distinto, in queste settimane calde nei rapporti tra PDL e Lega, per la sua tenacia nel ricucire sempre con il premier, la cui figura non è mai stata messa in discussione, oltre che per una moderazione dei toni verso i problemi della maggioranza, e non solo.

Maroni ne ha chiesto la testa, cercando di sostituirlo sin da subito, ma Bossi si è messo di traverso e alla fine ha ottenuto che Reguzzoni resti nella sua carica, almeno fino a dicembre. Una soluzione che Maroni ha definito insoddisfacente. Appreso di tale giudizio, Bossi ha risposto: “Peggio per lui, qui comando io”, mandando a quel paese le ambizioni immediate di guida dello scalpitante ministro.

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