Il terremoto delle elezioni amministrative in Spagna, avvenute un mese fa, che hanno determinato il crollo verticale dei socialisti di Zapatero, al governo dal 2004, sta avendo una serie di effetti a catena sulla politica di Madrid. Il premier ha cercato sin da subito di evitare che il partito si dilaniasse nella ricerca di un candidato per le elezioni politiche previste a marzo 2012, quindi a meno di 9 mesi da oggi. Secondo Zapatero, infatti, il ricorso a strumenti come le primarie avrebbe corso il rischio di mostrare agli elettori un’immagine di partito diviso, a ridosso delle elezioni e dopo una sconfitta così brutale. Tra le personalità che maggiormente stava per annunciare la sua corsa alla guida del Partito socialista, c’era Carme Chacon, donna e giovane ministro della difesa, che avrebbe dovuto rappresentare le nuove leve del partito. Ma l’immagine probabilmente non era così rassicurante o forse anche per non mandare al massacro una futura potenzialità dei socialisti, la scelta è ricaduta sul più tranquillizzante vice premier Alfredo Perez Rubacalba, considerato dalla base come un uomo dell’apparato, forse privo di quell’appeal necessario a garantire qualche chance di farcela al popolo socialista.
Ma forse si tratta di una scelta voluta, consapevoli che le probabilità di vittoria del Pse sono bassissime, tali per cui si rende necessaria la figura di un candidato che non sia sprecato per quando verranno tempi migliori.
Intanto il governo di Zapatero è alle prese con un’ondata di manifestazioni di protesta, da parte del cosiddetto “popolo degli indignados”. Gli indignati spagnoli, per lo più giovani, rivendicano una politica salariale contraria ai tagli, così come chiedono più welfare. Accusano tutta la classe politica di corruzione e si battono per la celebrazione di un referendum per passare dalla monarchia alla repubblica.
Domenica scorsa duecento mila persone hanno sfilato a Madrid contro la politica, cento mila a Barcellona e venti mila in città come Valencia, Malaga, Granada. Forti del risalto mediatico ottenuto nelle settimane scorse, hanno indetto uno sciopero generale che si potrebbe tenere il 15 ottobre.
E tra i socialisti, alcuni pensano di anticipare il voto delle politiche in autunno per sfruttare il miglioramento previsto in estate del mercato del lavoro. Ma l’ipotesi non troverebbe, al momento, grande riscontro all’interno del Pse.