Maggioranza tiene e Fini già disperatamente isolato

Ieri, alla Camera, il discorso del premier Silvio Berlusconi è stata una replica di quello tenuto il giorno prima al Senato, caratterizzato da toni pacati e moderati e dentro l’aula non si è assistito ad alcuno scontro verbale tra maggioranza e opposizioni, ma solo di normale dialettica politica. Così si può riassumere la giornata politica di ieri a Montecitorio, registrando solo alcuni scontri tra manifestanti facinorosi, davanti a Montecitorio, e gli agenti. Una nota di rammarico, in una giornata complessivamente adi toni misurati. Non c’è stato un voto di fiducia, ieri, perchè si trattava solo di una verifica parlamentare chiesta dal Presidente Giorgio Napolitano, dopo che al governo avevano fatto il loro ingresso alcuni parlamentari, prima dell’opposizione. Tuttavia, il voto di fiducia sul ddl sviluppo, votato due giorni fa alla Camera, mostra numeri rassicuranti per il governo Berlusconi, il quale per la prima volta da quando i finiani hanno abbandonato la maggioranza, torna sopra ai 316 voti, che rappresenta la maggioranza assoluta dei deputati, ottenendo 317 sì.

Da un punto di vista dei numeri, quindi, la maggioranza c’è, con buona pace di chi vorrebbe un governo di quanti hanno perso le elezioni nel 2008, che palesemente non avrebbero i numeri per governare e, come ha confermato ieri lo stesso leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, neanche un programma e un capo.

In questo ennesimo round, benchè se ne dica, le opposizioni sono uscite sconfitte, non avendo raggiunto nè l’obiettivo di mandare a casa il governo, nè quello di dividere la maggioranza, insinuandosi nelle crepe tra PDL e Lega. Da Pontida sono giunti tanti distinguo dal premier, ma gli attacchi sono stati riservati solo all’opposizione.

A rodere di più, probabilmente, sarà il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, uscito del tutto ridimensionato sia dal voto amministrativo, sia dal confronto politico, in cui la sua formazione ha perso ogni appetibilità da parte di entrambe le coalizioni, con la sinistra che pensa più a recuperare Nichi Vendola e il suo Sel, che a cercare accordi con Fli, dai numeri insignificanti.

Ormai, all’interno del suo partitino, Fini trova l’opposizione crescente del gruppo capeggiato da Andrea Ronchi e Adolfo Urso, che non hanno ancora abbandonato Fli solo perchè attendono di vedere come si ricomporrà il centro-destra e il PDL in particolare. La figura di Fini si è già eclissata da mesi.

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