Un tempo si diceva “Clamoroso al Cibali”, riferendosi alle gesta inaspettatamente gloriose di un Catania che in casa sconfisse l’Inter per 2 a 0, naufragando i sogni di scudetto della squadra meneghina. Ieri, in un contesto diverso da quello calcistico, ma che dal calcio spesso ruba espressioni e modi di fare, alla Camera dei Deputati è andato in scena un siparietto non solo inatteso, ma a dir poco “clamoroso”, per usare il termine del compianto Sandro Ciotti. Sì, perchè durante il dibattito sulla verifica parlamentare della maggioranza, in un momento di pausa, il premier Silvio Berlusconi lascia i banchi del governo per salutare alcuni deputati del Pdl. Accanto a loro, davanti proprio ai banchi dell’esecutivo, ci sono i tavoli delle commissioni, cui è seduto il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro. A sorpresa, Berlusconi si avvicina e si siede accanto all’ex magistrato, il quale interrompe una telefonata e iniziano una lunga conversazione, che durerà un quarto d’ora, durante la quale si nota Berlusconi gesticolare ampiamente e i due a tratti sorridere, in un clima complessivamente molto disteso all’apparenza, come si trattasse di due vecchi amici.
Dai banchi della sinistra tutti notano, ovviamente, quanto stia accadendo e i nervi sono molto tesi. Ma l’apice giunge quando Di Pietro prende la parola per il suo gruppo, non per attaccare il governo a testa bassa, come di consueto ci si attende, bensì per rimarcare il fatto che non esiste una opposizione alternativa a questo governo, nè un leader del centro-sinistra.
Al governo, semmai, lancia una sfida, raccogliendo l’invito del premier di avviare un dialogo sulle riforme da fare per il Paese. Di Pietro invita Berlusconi a fare una riforma fiscale, alzando l’aliquota sulle rendite finanziarie e a riformare la giustizia.
Dalle opposizioni c’è chi grida “Ti sei messo d’accordo con il Cavaliere”. Il clima è di chi era sceso dalla montagna per suonare ed è stato suonato.
Ma cosa nasconde l’inatteso dialogo tra i due ultra-nemici di sempre? Casualità? Forse. Ma non è un mistero che Di Pietro non voglia la fine della legislatura, nè la chiede, avendo annunciato di non volere sostenere un “candidato premier affabulatore” come Nichi Vendola. Nessuno si aspetta un sostegno, anche solo informale dell’Idv al governo, ma di certo ieri i dipietristi hanno rimarcato le distanze dal resto delle opposizioni, potendo anche aspirare, dati i toni degli ultimi giorni, ad essere considerati interlocutori principali per la maggioranza. O forse è ancora solo fantapolitica. O no!