La frase ha scatenato l’ira del primo cittadino della capitale che si è detto “stufo di sentire offese gratuite che ogni giorno vengono sparate a caso, che siano i ministeri o i pedaggi” e ha aggiunto che “chi dice sciocchezze di questo genere dimostra lui di non avere nessuna cultura e nessuna capacità di governo e dunque dovrebbe fare il piacere di stare zitto”. E se questa è la replica di chi sta nella stessa coalizione di Castelli, non poteva certo essere più mite la replica del Presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti (Pd) secondo cui “la stravaganza è che un tipo del genere, che in qualsiasi paese del mondo potrebbe fare a malapena l’attacchino, qui, grazie alla destra, fa parte del Governo. E’ il segno dell’inadeguatezza di questa classe politica che per rimanere attaccata alle poltrone sta danneggiando le famiglie italiane”.
E non produce certo meno polemiche il dietrofront del governo, con lo stesso Castelli che annuncia il progetto di andare avanti con il pedaggio per il Gra e le altre grandi tratte gestite dall’Anas, nonostante in aula l’esecutivo abbia dato parere favorevole ad alcuni ordini del giorno che lo escludevano. Un tira e molla che fa dire a Zingaretti, pronto a ricorrere anche al Tar, che tra Berlusconi e Bossi regna il caos e che invece è presa da Alemanno come una provocazione senza conseguenze, visto che “tutte le minacce di Castelli” non “fanno paura e vengono rimandate al mittente”, mentre chiede le dimissioni del vicemistro il capogruppo in commissione trasporti del Pd, Michele Meta, secondo cui quello di Castelli è “un atteggiamento offensivo nei confronti del Parlamento”.