A quel punto, la Francia non avrebbe più componenti nel board di Francoforte, mentre l’Italia ne avrebbe due: Draghi e Lorenzo Bini Smaghi. Per questo, Sarkozy ha chiesto che l’Italia sollevi il banchiere italiano dalla sua carica, invitandolo a dimettersi, per ragioni di equilibrio nella rappresentanza tra i vari stati.
Sarkozy forse non sa, o finge di non sapere, che la BCE è un organo indipendente dalla politica e nasce, anzi, su un principio di assoluta autonomia dai governi, al fine di perseguire l’unico obiettivo dell’ “inflation targeting”, ossia del contenimento della crescita dei prezzi. I Trattati istitutivi della banca centrale parlano chiaro e indicano che i membri della BCE sono nominati, secondo criteri di professionalità e competenza, senza riguardo a ragioni politiche e di accordi inter-governativi.
Mario Draghi non è stato scelto come governatore, in quanto italiano, anzi, la sua italianità è stata persino motivo di perplessità tra le cancellerie europee. La nomina di Draghi si è avuta solo grazie al suo indiscutibile curriculum, che nessuno ha potuto mettere in dubbio. Così come nessuno potrà chiedere formalmente le dimissioni di Bini Smaghi, perchè non è responsabile di alcuna colpa grave, come richiede il Trattato, quale presupposto per rimuovere un componente del board.
L‘Italia e il suo governo non dovrebbero cedere alla tentazione di anteporre questioni di diplomazia spicciola alla difesa di autonomia e di dignità del lavoro e del ruolo di un componente (italiano) al comitato esecutivo della BCE. Se valesse tale principio, allora andrebbe ridiscusso tutto, non solo la carica di Bini Smaghi.