Forse c’è l’errore del pilota all’origine dell‘incedente aereo verificatosi stamattina nei pressi dell’aeroporto di Petrozavodsk, in Carelia nel nord della Russia, che è costato la vita a 44 persone: a dirlo è il vice primo ministro russo, Serghei Ivanov. L’aereo, un Tupolev-134 della compagnia Russair, partito da Mosca e diretto a Petrozavodsk si è schiantato al suolo su una autostrada, a un solo chilometro dall’aereoporto; dopo l’impatto il veivolo si è spaccato in duee ha preso fuoco rendendo ancora più difficile i soccorsi. E il bilancio poteva essere molto più grave visto che la zona è costellata da edifici e che solo per coincidenza tra le vittime non ci sono i passeggeri delle autovetture che percorrevano la strada. L’incidente, condizionato sicuramente anche dalle condizioni meteo visto la nebbia che avvolgeva la zona, è avvenuto alle ore 23,40 locali, le 21 e 40 in Italia.
Secondo una prima ricostruzione il veivolo sarebbe uscito dalla traiettoria di atterraggio compiendo un giro in aria a causa della nebbia che ostacolava la visibilità; nel tentativo di compiere un secondo giro, l’aereo avrebbe urtato dei fili dell’alta tensione e degli alberi e sarebbe poi caduto di schianto sulla strada. Sono 44 le vittime mentre i sopravvissuti sono solo 8, alcune dei quali in gravissime condizioni. Tra le vittime, otto membri dell’equipaggio (si è salvata solo un’ hostess), Vladimir Pettai, arbitro internazionale russo di 38 anni, e la madre di due bambini, Anton a Anastasia, di 9 e 14 anni, che invece sono riusciti a salvarsi e sono ora ricoverati in ospedale, così come lo zio che li attendeva all’aeroporto e ha subito un attacco cardiaco appena appreso dell’incidente.
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Quello di ieri è solo l’ultimo di una lunga serie di incidenti che hanno visto coinvolto un Tupolev, un modello di aereoplano in funzione dal 1971, ai tempi dell’Unione Sovietica. Il più recente è accaduto nel 2010 quando un Tupolev-154 si schiantò a Smolensk, in un incidente che secondo quanto dichiarato da Ivanov ha diverse analogie con quello di ieri. Nello schianto persero la vita il presidente polacco, Lech Kaczynski, sua moglie e ad altre 94 persone che componevano la delegazione ufficiale polacca, era diretta a Katyn per commemorare gli ufficiali trucidati da Stalin nel 1940.
