Grecia nel caos, ora lasciamoli fallire

La Grecia e ancora la Grecia. Chi si sarebbe aspettato che, da oltre un anno, uno stato così piccolo e considerato fino a tempo fa così marginale per gli equilibri europei, sarebbe stato al centro delle attenzioni di Europa prima e del mondo dopo, che temono un suo fallimento, trascinando nel baratro la moneta unica e decenni di costruzione della struttura economica europea? Nelle ultime settimane, poi, la preoccupazione sul capitolo Atene è giunta al culmine e ormai sono in tanti a pronosticare il default: si sta solo cercando di evitare che ciò possa ripercuotersi in maniera disastrosa su un’Europa ancora provata dalla recessione del 2008-2009 partita dagli USA e che si sta riprendendo piuttosto debolmente e con lentezza. Ma la Grecia non è un incubo, è una maledetta e scomoda realtà. Lo scenario peggiore, che solo in teoria qualcuno aveva descritto lo scorso anno, quando per la prima volta si parlò di “salvare la Grecia” si è realizzato e adesso il destino di Atene è nelle mani di Atene, non di Bruxelles.

Il problema è che da mesi la UE ha detto in tutte le salse al governo ellenico che le privatizzazioni e l’adozione di un piano serio e duro di austerità debbano essere la condizione preliminare per ricevere ulteriori aiuti, ma il premier Papandreou non avrà sentito molto bene, se è vero che a un anno dal ricevimento dei primi aiuti, ha dichiarato di non essere stato in grado di raggiungere gli obiettivi assegnatigli: il deficit starebbe ancora intorno al 10% del pil, altro che risanamento.

E il piano di austerità? A chiacchiere, l’ex ministro delle finanze Papacostantinou ne avrebbe presentato uno di 28 miliardi e per questo è stato premiato con il licenziamento. Per non parlare delle privatizzazioni da 50 miliardi, che Atene ha cercato fino alla fine di non fare e con proteste e violenze di piazze che le stanno tutt’ora bloccando.

Insomma, la Grecia vorrebbe altri aiuti, e si parla di altri 65-80 miliardi di euro, senza far nulla, continuando con una politica di sprechi e privilegi a categorie del pubblico impiego e pensionati che si stenterebbe a credere. Con una mentalità del genere, improntata all’irresponsabilità diffusa, sarà difficile ottenere qualche risultato per l’Europa e la stessa Atene. Duole o meno dirlo, ma la Grecia andrebbe fatta fallire.

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