Ieri, dopo l’intervento del Senatùr a Pontida, la bilancia sembra si sia spostata dalla parte di chi chiede, all’interno del governo, una svolta di politica economica, nel senso di un avvio di riforma fiscale, pur senza intaccare l’obiettivo del risanamento dei conti e del pareggio di bilancio, da raggiungere entro il 2014.
Chi si aspettava un pugno in faccia al governo e al premier Berlusconi è rimasto deluso, dato che Bossi lo ha semmai dato al “suo” ministro dell’economia, il leghista in salsa azzurra Giulio Tremonti, reo di non avere ascoltato gli umori della base sociale della sua maggioranza, secondo il leader del Carroccio.
A questo punto, il taglio delle aliquote Irpef sembra sempre più vicino e realistico, già c’è chi parla di manovra fino a 15 miliardi di euro, ovviamente auto-finanziata da tagli alle spese e aumenti altre entrate. L’idea sarebbe di diminuire la boscaglia fitta di incentivi e detrazioni/deduzioni fiscali e si vocifera anche di un aumento dell’Iva di un punto percentuale, puntando sulle aliquote agevolate del 4% e del 10%.
Ma ieri, in serata, la Confindustria ha emesso una nota, in cui fa capire chiaramente di stringersi intorno al ministro Tremonti, che non più tardi di una settimana fa era stato criticato proprio dagli industriali, accusato di non fare leva sullo sviluppo e di non avere intrapreso alcuna azione di riforma fiscale.
Ma pare che in via dell’Astronomia prevalga la linea del bastian contrario, per cui se si fà una cosa, bisogna criticarla un pò a prescindere. Nella nota si legge che il quadro finanziario internazionale ci impone di proseguire sulla linea del rigore, dimentica del fatto che i tagli fiscali non avverrebbero in deficit, il che sarebbe una stupidaggine palese a tutti.