Il sindacato Adedy lo aveva promesso e a due giorni dal mini-rimpasto di governo, sebbene ancora sarà completato nei prossimi giorni, ai greci non è servita, a quanto pare, la testa del deposto ministro delle finanze, quell’odiatissimo George Papacostantinou, che ha avuto il grave demerito di averci messo la faccia in un Paese allo sbando e in fuga dalle proprie responsabilità. Sì, perchè la manovra “lacrime e sangue” dell’ex ministro potrà anche non piacere, ma rappresenta il minimo indispensabile, affinchè la Grecia esca dal rischio bancarotta in cui versa oggi più dell’anno scorso e, a dirla tutta, quella manovra ha avuto il solo torto di essere insufficiente, tanto che il default per Atene si avvicina. Al posto di Papacostantinou è andato Venezilos, che stava alla Difesa e che quando ha avuto notizia del nuovo incarico ha dichiarato “ora mi occuperò della guerra vera”. Vezenilos rappresenta l’anima più di sinistra del partito, contrario alle politiche del premier Papandreou, che ha sfidato prima delle elezioni politiche del 2010, per la leadership, perdendo.
Al di là delle sue intenzioni un pò populiste, anch’egli non avrà modo che attuare la stessa politica del predecessore. E’ per questo che Papandreou lo ha messo dove sta ora, per mettere a tacere il dissenso interno al Pasok, il partito socialista di maggioranza, al fine di dire alla minoranza dissidente: “adesso vedete voi se si può fare altrimenti”.
Ma la faccia nuova al ministero delle finanze non ha placato gli animi dei greci, scesi anche ieri a protestare davanti al Parlamento, in migliaia. Protestare contro cosa? La tragedia greca è che buona parte dell’opinione pubblica non ha forse capito in che situazione drammatica si trovino. Sperano di potere ancora contrattare qualcosa, di evitare i sacrifici, ma è forse difficile dire loro che tutto ciò sarà impossibile.
Piaccia o meno, poi, la politica ha fatto ad Atene l’atroce crimine di avere truccato i bilanci, con le magagne che dovranno adesso essere riparate. Ma a giovarsi della politica della cicala è stata la stessa popolazione scesa in piazza a protestare, che ha goduto della possibilità di andare in pensione a 52 anni, così come incrementi di stipendio nel pubblico impiego del tutto fuori controllo. I greci si sono rubati il futuro da soli.