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Arabia Saudita, donne alla guida per protesta

Published by
Giuseppe Timpone

Non è rimasta insensibile nemmeno la società dell’Arabia Saudita, forse la più chiusa al mondo e alle sue novità, essendo guidata da una monarchia assoluta, retta da Re Abdullah, che preclude alle donne, in particolare, il godimento di qualsivoglia diritto civile, ponendo le donne arabe in una condizione di totale subordinazione alla volontà dei mariti o dei padri, senza alcuna autonomia nella gestione della propria vita privata. Negli ultimi anni sono state tante le promesse della monarchia in termini di apertura ai diritti delle donne. Sei anni fa, ad esempio, era stato loro concesso il diritto di votare alle amministrative per il rinnovo dei consigli municipali, il diritto di stare sul sedile anteriore di un’auto, finanche di guidare, e il diritto ad uscire di casa senza la compagnia di uomo della famiglia che le sorvegliasse e di prendere decisioni personali in autonomia. Non diritti eclatanti, certo, ma peccato che nemmeno questi siano stati di fatto garantiti, essendo caduti nel nulla, per cui lo stato di libertà della donna saudita è rimasto tale e quale quello di sempre.

Ma la rivoluzione della rete sta cambiando le regole del gioco e social network come Facebook e Twitter adesso sono diffusi qui come altrove, per cui reprimere la voglia di libertà e di parola della donna è sempre più difficile, se non impossibile.

E’ così che è nata la protesta, denominata “Women2Drive”, dopo che una giovane donna di 32 anni si è ripresa in un video mentre guidava un’auto nell’est del Paese, poi caricandolo su internet. La donna è stata condannata a due settimane di carcere, ma migliaia di sostenitori su Facebook hanno iniziato la loro personale protesta contro il divieto di guidare per le donne, emesso da Re Abdullah.

E così migliaia di donne adesso, in rete, cercano di sfidare il divieto, riprendendosi alla guida e caricando i filmati online. Le stesse donne si sono poi raccomandate di indossare il velo e di portare con sè una foto del monarca al fine di non essere considerate sovversive dell’ordine saudita.

Per capire lo stato delle cose in Arabia, basti pensare che sei anni fa era stato concesso alle donne il diritto di voto alle elezioni municipali, ma poichè gli scrutatori ai seggi erano solo maschi e alle donne è fatto divieto di entrare in una stanza con soli uomini, il tutto si risolse in una presa in giro.

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Giuseppe Timpone