Anche solo pensare di poter ripetere quanto fatto negli ultimi anni dal Barcellona, è un’operazione mentale risibile. Però seguirne le orme, cercando di prendere spunto dai catalani, fare propri determinati meccanismi (e non solo a livello tattico), adattandoli al calcio italiano, è un ottimo punto di partenza. Questa è l’idea nella mente di Sabatini che, come detto in conferenza stampa “vuole fare la rivoluzione culturale” del calcio in Italia.
La Roma ha preso un allenatore, Luis Enrique, che non vuole essere la copia scialba di Pep Guardiola, ma vuole esprimere il suo calcio, che dal punto di vista mentale e strutturale si avvicina a quello dei Campeones Catalani.
“Seguiremo il modello Barça”, questa la sintesi del pensiero di Luis Enrique, che vuole puntare sui giovani e seguirli fin dal vivaio. I numeri del Barcellona, d’altronde sono spaventosi (anche) sotto questo profilo. Dei 32 giocatori impiegati da Pep Guardiola quest’anno (includendo anche Zlatan Ibrahimovic poi passato al Milan), ben 21 sono prodotti del vivaio, e solo 10 sono giocatori acquistati fuori dal micro-mondo catalano.
Un successo che ha fatto bene al calcio spagnolo tutto, se consideriamo che l’ossatura della Spagna vincitrice dell’Europeo e del Mondiale, era composta da sette giocatori attinti dal vivaio Barça.
Seguire le orme del Barcellona anche in una squadra italiana, producendo ottimi giocatori da inserire anche in nazionale, insomma, farebbe bene anche al nostro calcio, che sembra aver saltato un paio di generazioni. Sono lontani i tempi di Roberto Baggio, Francesco Totti, Alex Del Piero e Paolo Maldini. Ormai in Italia l’atteggiamento esterofilo si è tradotto in una nazionale che è ben lungi dai fasti degli anni passati, dove i Cassano e i Balotelli (per carità giocatori molto forti), hanno preso il posto dei campionissimi di una decade fa, senza neppure essere titolari della propria squadra di club.
La Roma Primavera, sotto questo aspetto, ha un ottimo punto di partenza, presentandosi da Campione d’Italia, tra l’altro con molti giovani sotto età, un po’ come accade a Barcellona.
Il punto adesso è fidarsi dei giovani talenti di casa cercando di non bruciarli. E per far sì che ciò non accada bisogna essere tanto forti da evitare di spendere soldi per giovani sbocciati fuori dai confini per puntare sui giovani del vivaio. In parole povere, meno giocatori come Guglielmo Burdisso, e più Antei in prima squadra.
Se la Roma dovesse avere il coraggio di farlo, pensare di ottenere risultati simili a quelli del Barcellona a lungo termine, forse, non sarebbe più un’operazione mentale così risibile.