Non solo è andato via dagli studi Rai in totale polemica con tutto e tutti, dando pagelle di servilismo e di libertà dei giornalisti più noti dell’azienda televisiva pubblica; non solo è considerato da molti uno dei giornalisti più faziosi della tv italiana, avendo anche palesemente violato il silenzio elettorale, sia in occasione delle elezioni amministrative che per il referendum di un paio di giorni fa, ma adesso Michele Santoro la spara davvero grossa e in nome della libera informazione che sarebbe rappresentata da lui e solo da lui, si candida a fare il direttore generale della Rai. No, non è uno scherzo. Dopo avere affermato che nelle reti Mediaset non ci sarebbe alcuna libertà, in quanto i giornalisti sarebbero semplici addetti alle volontà del premier e dopo avere persino affermato che a Mediaset non ci sarebbe stata alcuna libertà prima del suo arrivo, così come non ce ne sarebbe stata dopo la sua dipartita, per cui solo nel frangente in cui egli rimase a lavorare su Italia1 sulle tv di Berlusconi si sarebbe assistiti a un vento di libertà, adesso il fulcro della libera informazione si autocandida a gestirla.
Ovviamente, nulla di scandaloso, se non altro fa riflettere che il consigliere di minoranza del cda, Rodolfo De Laurentis, abbia preso sul serio le parole di Santoro, tanto da invitare i colleghi a tenere la candidatura in considerazione all’odg di domani, quando verranno decise parecchie nomine per la tv di stato.
E dopo avere un pò frignato e minacciato di andare via, Fazio ha ottenuto il raddoppio dello stipendio, che a questo punto passerebbe dagli attuali due milioni di euro a quattro milioni. Anche in questo caso non si tratta di scandalo, perchè gli stipendi in una tv, pubblica o privata che siano, non possono certo essere quelli di un operaio. Ma stupisce che i tanto ben pagati conduttori della libera informazione siano gli stessi a insorgere a ogni piè sospinto per presunti attentati alla loro libertà. Sarebbe strano Paese l’Italia, se i censurati fossero giornalisti milionari.
Strano poi che non ci sia l’indignazione di nessuno della “libera informazione” sul fatto che l’attuale direttore de “Il Giornale” sia stato sospeso per due mesi, non avendo la possibilità di scrivere in questo periodo di tempo, così come è accaduto per sei mesi anche all’ex direttore di “Libero” e de “Il Giornale” Vittorio Feltri.
Nessuno ha detto nulla tra i sindacati della stampa, nè tra coloro che vedono censura ovunque. Pensate cosa sarebbe successo se fosse stato sospeso per due giorni (non due mesi) un Fazio o un Travaglio: tutti in piazza contro il “regime”.