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Turchia, vittoria e non trionfo per Erdogan

Published by
Giuseppe Timpone

Il voto di due giorni fa era scontato in Turchia, quanto al dato di chi avrebbe vinto le elezioni politiche. Tutti i sondaggi, così come la sensazione popolare, erano per il premier Erdogan e il suo Akp, il partito islamico-moderato, forti entrambi dei successi in economia, avendo trasformato il Paese da una situazione di collasso finanziario a uno stato in vero e proprio boom di crescita, al 9% lo scorso anno. E se l’economia turca corre e la disoccupazione scende, il consenso per Erdogan è esploso, giunto al 50,2%. Insomma, da un punto di vista elettorale è stato un trionfo per il premier, che ha guadagnato cinque milioni di voti, passando dal 46% a oltre la metà dei consensi nel Paese. Eppure, a conti fatti, la beffa: il suo partito cede di cinque seggi in Parlamento, passando da 331 a 326, conservando di gran lunga la maggioranza assoluta e potendo permettersi ancora una volta un governo monocolore, ossia senza il sostegno di altre formazioni politiche. La ragione di questa contraddizione (voti salgono e seggi scendono lievemente) è nella buona affermazione della destra nazionalista dell’Mhp, che ha raggiunto il 13% dei consensi, superando la soglia di sbarramento del 10%, sotto la quale non sarebbe entrata in Parlamento, regalando seggi ai due partiti maggiori, soprattutto all’Akp di Erdogan.

Molto buona anche l’affermazione dello sfidante diretto dell’Akp, il partito Chp, che ha raggiunto il 26% dei voti, conquistando 135 deputati, contro i 102 precedenti, mentre l’Mhp ne ottiene 54. Altri 35 deputati vanno poi a formazioni indipendenti, quasi tutti comqunue sono curdi.

Rispetto alla ripartizione geografica dei voti, l’Akp si afferma per lo più verso est, mentre in alcune zone dell’ovest, il Chp è persino primo partito. La destra dell’Mhp, invece, ha avuto un’affermazione più equilibrata, sebbene abbia riscontrato maggior favore ad est.

Il non trionfo di Erdogan ha avuto un grande effetto: il premier e il suo Akp non potranno fare la riforma della costituzione da soli, come avevano proposto in campagna elettorale, avendo mancato l’obiettivo dei due terzi dei seggi in Parlamento. E su questo si è espresso Erdogan, commentando a caldo i primi dati diffusi la domenica sera, sostenendo che il popolo si è espresso chiaramente, affinchè la riforma della costituzione sia condivisa.

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Giuseppe Timpone