E’ sempre più decisivo quanto farà il Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, il quale si è opposto fino ad oggi in modo molto forte all’idea di ridurre le tasse; una misura fortemente voluta dal premier Silvio Berlusconi e dal PDL e quasi tutta la maggioranza. La questione è sempre la stessa: per ridurre le tasse bisogna tagliare le spese e la UE ci chiede di dedicare ogni taglio della spesa pubblica alla riduzione del deficit. Inoltre, la situazione della Grecia, avviatasi verso il default, potrebbe avere effetti devastanti sulla tenuta dei mercati finanziari europei, che potrebbero colpire in particolare Paesi come l’Italia, con un alto debito pubblico, specie se vi sia la sensazione che non si stessero facendo tutti gli sforzi, per risanare i conti pubblici.
E, tuttavia, il problema della riduzione del deficit e del debito non sta da noi nella contabilità pubblica, dalle dinamiche piuttosto ordinate negli ultimi anni, quanto alla bassa crescita del pil, che stabilizza al rialzo l’indebitamento.
Per crescere, dunque, bisogna ridurre l’altissima imposizione fiscale su imprese e famiglie, che rappresenta il vero freno allo sviluppo italiano. Sul punto ora è intervenuto anche il Ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, il quale invita il suo stesso governo a intraprendere la strada della crescita, attraverso il taglio delle tasse, senza perdere un solo istante di attenzione ai conti pubblici.
Si tratta, secondo il ministro, di aggredire ancora di più la spesa pubblica, per trovare le voci che possano finanziare l’abbassamento delle tasse. Una scelta obbligata, lascia intendere Sacconi, specie dopo la perdita evidente di consenso per il governo, reo di non avere portato avanti le riforme promesse al Paese.