Nessuna sorpresa rilevante dal Fondo Monetario Internazionale, il cui board si è riunito ieri, per fare una prima scrematura delle candidature per ricoprire il ruolo di direttore generale, rimasto scoperto dopo che Dominique Strauss-Kahn si è dovuto dimettere, a causa del suo arresto per stupro.
Il comitato esecutivo ha respinto la candidatura di Stanley Fischer, governatore israeliano di 67 anni, respingendo la richiesta di modifica delle regole dello statuto dell’Fmi, secondo cui un dg può essere nominato con un’età massima di 65 anni. Quindi, dopo l’uscita di scena dell’auto-candidato Fischer, sono rimasti in corsa solo Christine Lagarde, ministro delle finanze francese, e il messicano Augustin Carstens.
La francese sembra ora la super-favorita, in qunato potrebbe contare sul sostegno del blocco occidentale, formato da USA e Paesi d’Europa, che insieme arrivano al 52% dei voti. Inoltre, la Lagarde ha potuto ottenere una sorta di non contrarietà alla sua nomina anche da stati chiave come India, Brasile e Cina, dopo avere effettuato un suo tour in Sud America e in Asia, alla ricerca del consenso necessario.
Da parte sua, Carstens potrebbe ottenere il voto di una decina di stati, ma non è riuscito ad oggi ad allargare la rete di consenso, necessaria per avere una qualche chance per la nomina.
A questo punto, la decisione sulle candidature dovrebbe giungere entro il 30 giugno e se non ci dovesse essere un ampio consenso su uno dei due nomi, si potrebbe andare a votare a maggioranza.
Gli Stati Uniti non dovrebbero fare venire meno il loro voto al candidato europeo, interessati a guidare ancora la Banca Mondiale, magari mandandoci Hillary Clinton, attuale Segretario di Stato.