La riforma fiscale ci dovrebbe essere e sarebbe varata entro l’estate. E’ quanto si è appreso ieri in una conferenza stampa, tenuta dal premier Silvio Berlusconi e dal Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Certo, nulla di eclatante, perchè i numeri sono quelli che sono, bisogna rientrare con un deficit sotto il 3% già il prossimo anno; nel 2014 dovremo raggiungere il pareggio di bilancio e nelle prossime settimane potrebbero esserci nuovi scossoni con la Grecia, sull’orlo di un defautl, che avrebbe esiti disastrosi su tutta l’Eurozona. Il tutto è condito da un rallentamento della ripresa, come già hanno conclamato gli stessi dati USA e le parole del governatore Fed, che parla di “crescita disperatamente lenta”. Tuttavia, è già un miracolo se Silvio sia riuscito a sfilare dalla borsa di Tremonti qualcosa come tre miliardi di euro, che certo non saranno in grado di rilanciare la crescita (sono meno dello 0,2% del pil), ma di certo rappresentano un primo segnale agli italiani, dopo la batosta alle amministrative. Tra Berlusconi e Tremonti il clima è stato tesissimo, sebbene il premier abbia pubblicamente affermato che si tratta di ragionevoli riflessioni e punti di vista. In pubblico, perchè in privato, stavolta Silvio non le ha mandate a dire.
Ha chiesto due sere fa a Tremonti di preparare una riforma fiscale, imperniata sia sull’alleggerimento delle aliquote fiscali, sia su una riduzione della pressione burocratica sul cittadino. Tremonti ha risposto picche, sostenendo che l’Europa non vuole, che l’Italia rischia grosso, con questi mercati tesi.
Berlusconi avrebbe risposto, più o meno, che dell’Europa non gliene frega niente, che bisogna fare sentire agli elettori gli effetti di una riduzione delle tasse già entro il 2013, mentre Giulio vorrebbe fare entrare in vigore l’eventuale riforma, a partire dal 2015, cioè nel bel mezzo della prossima legislatura.
Stavolta, però, il premier non si è limitato a dare il suo punto di vista, ma a un Tremonti recalcitrante ha detto chiaramente: “Tu pensi di essere indispensabile, ma non lo sei. Nessuno lo è”. L’idea di Berlusconi è che se il ministro dell’economia dovesse continuare ad opporsi a una diminuzione delle tasse, non gli resterà che rassegnare le dimissioni e cedere il posto a qualcun altro. Tra i suoi lo dice da tempo: “Gli abbiamo dato troppa importanza”. Non teme più effetti sul governo, ormai s’è visto di tutto. Se il governo cade, si vota, ma almeno avrà mandato a quel paese chi lo ostacola nelle riforme.