Peccato però, afferma il settimanale britannico, che l’attuale situazione economica “è una prova sufficiente del suo fallimento” anche se si legge nello speciale che “se l’Italia è un paziente con qualche strana malattia, Berlusconi ne è il sintomo più che la causa”. Ma questa è l’unica frase che in qualche “misura” assolve il premier, di cui si scrive che è “un disastro come leader nazionale” per tre grandi difetti: il primo è legato al “caso bunga bunga” che ha fatto molto scalpore lontano dai confini italiani; il secondo riguarda i numerosi processi in cui è implicato e di cui l’Economist scrive: “I suoi difensori dicono che non è mai stato condannato ma non è vero. In molti casi si è arrivati a delle condanne che sono state spazzate via” per decorrenza dei termini o “perché lo stesso Berlusconi ha cambiato la legge a suo favore”; il terzo difetto riguarda invece “il totale disinteresse per la condizione economica del paese“. Lo speciale, tra un complimento a Tremonti (e grazie a lui – scrive Prideaux- se l’Italia non è stata travolta dalla crisi dei mercati) e una speranza per il futuro (“cambiare non è impossibile”), individua il colpevole dell’attuale situazione italiana: “Berlusconi, che – non ci sono dubbi – continuerebbe a sorridere”.
L’Economist non è certo nuovo ad attacchi a Berlusconi: già nel 2001 dedicò una copertina in cui lo si descriveva come “inadatto a governare”, mentre nel 2006 titolava “È tempo di licenziarlo”. In dieci anni, sembra che nulla è cambiato in Italia, anche se forse qualcosa ora si sta muovendo e per usare le parole di Prideaux “si inizia a sentire un’aria nuova, la fine di un’era”: e speriamo che arrivi veramente “un nuovo risveglio, come quello che portò all’unificazione 150 anni fa”, auspicato dal settimanale inglese.