Dunque, la Grecia è ancora in piena recessione e i dati sono molto duri e se il leggero aumento sul trimestre precedente farebbe sperare, le cifre complessive dicono altro. La recessione persevera, dunque, malgrado in tutta l’Eurozona (Portogallo e Spagna esclusi) la ripresa abbia già attecchito dall’inizio del 2010. Il calo del pil greco è dovuto essenzialmente al piano di austerità fiscale del governo, necessario a riportare i conti sulla via giusta dell’equilibrio finanziario.
E’ chiaro, infatti, che una politica fiscale restrittiva (tagli alle spese e aumento di imposte) non possa che determinare un calo della ricchezza, ma non si vede via d’uscita. E il problema è che l‘ulteriore diminuzione del pil comporterà un calo delle entrate, dunque, la necessità di aumentare gli sforzi, per giungere al risanamento del bilancio pubblico.
Ma il governo Papandreou non ha la forza per continuare in una tale politica, pressato da incessanti manifestazioni di piazza, organizzate dai sindacati, tanto che ha rivolto un appello a tutte le forze politiche, opposizione inclusa, affinchè si mostri un clima di unità nazionale, in un momento così drammatico per Atene.