Già due anni fa, il trasferimento di Feltri a “Il Giornale” aveva rappresentato un cambio di strategia comunicativa di uno dei quotidiani più nettamente schierati in favore del centro-destra italiano e del premier Berlusconi, in particolare. Feltri portò il quotidiano su una linea di contrattacco, smascherando e mettendo a nudo quelle che lui ha inteso come “ipocrisie della sinistra”, che si sarebbe data una linea moralistico-perbenista in funzione anti-berlusconiana.
E, in effetti, i due quotidiani diretti da Feltri sono un punto di riferimento essenziale per l’elettorato di centro-destra e dei moderati, perchè rappresentano gli unici, tra i grandi giornali della stampa italiana, a sostenere la coalizione berlusconiana, sebbene Feltri abbia un ruolo anche di sprono e di stimolo per il mondo berlusconiano.
Quando a dicembre Feltri lasciò la direzione de “Il Giornale”, si disse che il suo connubio con Belpietro sarebbe stato un laboratorio per creare un grande quotidiano di riferimento per l’elettorato moderato e del nord, in chiave anche di inclusione del mondo leghista. Il fatto che adesso Feltri lasci tutto questo per tornare al suo vecchio giornale lascia presagire che la sua funzione possa essere quella di contenere le spinte del leghismo, all’interno del panorama del centro-destra.
Penna mai banale, è chiaro che la nuova esperienza di Feltri porterà a una nuova fase del centro-destra, che vuoto di dibattito culturale interno, trova nella firma di Feltri un punto di riferimento estremamente importante. E c’è da scommettere che qualcosa presto accadrà in casa PDL.