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Ministeri al nord? Non li vogliono neppure i leghisti

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Giuseppe Timpone

Il Ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, ha annunciato ieri che sarebbero state raccolte 50 mila firme, che verranno depositate in Cassazione, per trasferire alcuni ministeri al nord, così come in altre parti d’Italia. Una notizia che ha messo in imbarazzo gli alleati del PDL, costretti ancora una volta ad assistere a certe esternazioni e improvvisate proposte da parte di singoli esponenti della Lega, che non solo non raccolgono alcun consenso nelle zone d’Italia non interessate, ma sono state con molta probabilità la concausa della debacle del centro-destra in una città come Milano. Stupisce, a dire il vero, che una tale iniziativa venga caldeggiata da uno come Calderoli, che ha molto il polso degli umori dell’elettorato, non solo leghista, e si è sempre prodigato ad unire i partiti dell’alleanza, non certo a creare ulteriori divisioni. Con ogni evidenza, le mosse di Calderoli hanno il retro-gusto di chi vorrebbe ipotecare la successione a Bossi, legittimandosi come leghista duro e puro tra la sua base.

Ma a sentire i sentimenti della stessa base leghista, nonchè persino di parlamentari del Carroccio, questa faccenda dei ministeri al nord starebbe persino seccando, anzichè galvanizzare gli animi delle camicie verdi. Già prima delle amministrative, un deputato pur durissimo come Borghezio aveva bocciato nettamente la proposta di spostare qualche ministero a Milano, invitando a tenersi tutti i dicasteri a Roma.

In questi giorni, anche il deputato piemontese Gianluca Buonanno si è chiesto che cosa uno si faccia dei ministeri al nord, suggerendo ai colleghi leghisti di trovare una nuova proposta che interessi veramente la gente, come gli incentivi all’impresa, la riduzione delle tasse. E tra i banchi della stessa Lega, alla Camera, un deputato che ha voluto rimanere anonimo mostra tutto il suo disappunto, per un’iniziativa che non ha nulla a che vedere con le istanze del popolo del nord.

Nel PDL, Maurizio Lupi, dato persino come successore di Alfano alla carica di Guardasigilli, commenta quasi scorato le firme di Calderoli, invitando ad occuparsi d’altro. Lo stesso premier sarebbe non poco irritato per una mossa che non verrebbe apprezzata nel resto d’Italia e soprattutto che non porterebbe alcun beneficio neanche ai padani più convinti.

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Giuseppe Timpone