Figlio del boss aveva pass per accedere al San Paolo

Lo RussoTante domande e poche certezze: la presenza al San Paolo di Antonio Lo Russo, figlio del boss pentito della camorra  Salvatore, si tinge di giallo e getta nuove ombre inquietanti sul calcio italiano. Cosa ci faceva a bordo campo nel corso di Napoli-Parma del 2010? Chi e come lo aveva fatto entrare? La sua presenza può essere collegata all’ipotesi di una partita truccata? Innanzitutto le certezze per provare a sbrogliare una matassa che ha obbligato la Procura partenopea ad un supplemento di indagini su una partita che era già stata oggetto di controlli da parte degli inquirenti che avevano poi deciso di archiviare il caso, stessa cosa fatta anche dalla giustizia sportiva. La prima cosa certa è che Antonio Lo Russa era all’interno dello stadio San Paolo grazie ad un pass ottenuto, a quanto sembra, dalla ditta che si occupa della manutenzione del campo. Negli elenchi delle persone accreditate per la gara in questione, che la stessa società di De Laurentiis ha messo a disposizioni della procura federale, il figlio dell’ex capo clan di Secondigliano, secondo quanto riporta l’edizione odierna de “Il Mattino”, è stato accreditato dalla ditta “Vivai Marrone” che si occupa proprio della manutenzione del terreno di gioco. Altra cosa certa è che Antonio Lo Russo il giorno della partita ancora non era un latitante (lo diventerà il 5 maggio 2010) e quindi era a tutti gli effetti un libero cittadino.

Qui finiscono le “quasi” certezze e iniziano gli interrogativi: la presenza di Antonio Lo Russo può essere ricondotta a quell’impennata delle giocate su una sconfitta del Napoli che si ebbero nell’intervallo della gara, quando gli azzurri erano in vantaggio? Quante altre volte Lo Russo aveva avuto accesso al terreno di gioco del San Paolo? Alla seconda domande gli inquirenti stanno provando a rispondere e forse chiederanno l’acquisizione delle foto scattate nel corso di tutta la stagione, ma questo potrà divenire un elemento fondamentale dell’inchiesta solo dopo aver avuto una risposta alla prima domanda.

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Perché se non venissero trovati elementi in grado di far ribaltare la decisione presa un anno fa di archiviare il fascicolo, la vicenda potrebbe venir derubricata in un poco accurato controllo degli accrediti; ma se invece venissero trovati elementi a conferma delle rivelazioni rilasciate da fonti confidenziali agli inquirenti (quelle che hanno dato vita alla prima indagine), allora la vicenda potrebbe assumere contorni foschi e il calcio si potrebbe ritrovare coinvolto nell’ennesimo scandalo.

 

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