Una lunga carovana che può unire Milano con Reggio Calabria: è quella che si potrebbe ottenere mettendo uno dietro l’altro tutti gli 82.181 tir pieni delle 2 tonnellate di rifiuti sequestrati in 12 delle 29 inchieste per traffico illecito di rifiuti avviate nel 2010. Una cifra che potrebbe anche crescere visto che i dati sono disponibili solo per meno della metà delle inchieste portate avanti e che di solito i rifiuti che si riescono ad individuare sono solo una parte di quelle realmente trafficati illegalmente. Questo è solo una dei riscontri che si ritrovano nel rapporto Ecomafia 2011 di Legambiente, presentato questa mattina presso la sede del Cnel. Un rapporto che evidenzia chiaro una cosa: le ecomafie non conoscono crisi, anzi riescono ad espandersi ancor di più proprio nei periodi di crisi economia e scarsità finanziaria.
Cifre da paura quelle presentate nel rapporto dell’associazione ambientalistica: 30.824 illeciti ambientali accertati nel 2010, 84 al giorno, 2,5 all’ora per un fattura che si avvicina ai 20 miliardi di euro (19,3 miliardi). Rispetto al 2009 si è avuto un incremento del 7,8%, con i reati legati al ciclo illegale dei rifiuti che uniti a quelli del cemento (dalle cave all’abuso edilizio) raggiungono il 41% del totale, seguiti dai reati contro la fauna (19%), dagli incendi dolosi (16%) e da quelli nella filiera agroalimentare (15%).
Una diffusione quella delle ecomafie che sembra non conoscere confini territoriali; infatti, sebbene la Campania rimane la regione che vanta il triste primato dell’illegalità ambientale con un numero di illeciti pari al 12,5% del totale nazionale, seguito da Calabria, Sicilia e Puglia che insieme sfiorano il 45%, la Lombardia ha evidenziato un grosso aumento degli illeciti accertati con un percentuale vicino al 12%. E proprio della capacità di diffusione che parla Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio Ambiente e legalità di Legambiente, che rappresenta le ecomafie con l’immagine di un “virus con diverse modalità di tramissione e una micidiale capacità di contagio. Un virus – continua Fontana – che avvelena l’ambiente, inquina l’economia, mette in pericolo la salute delle persone; un virus che ha un sistema genetico locale e una straordinaria capacità di connessione su scala globale”.
E della grande capacità pervasiva delle ecomafie ne è consapevole anche il Presidente dell’associazione, Vittorio Cogliati Dezza che parla anche dei rapporti tra la criminalità organizzata e i cosiddetti colletti bianchi: “Il business dell’ecomafia si propaga e si rafforza anche grazie al coinvolgimento dei colletti bianchi”. Per mettere un freno a questa diffusione è necessario l’intervento dell’esecutivo che, chiamato ad un decreto per recepire la direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente, ha approvato una schema che secondo Cogliati Dezza “rappresenta una vera e propria occasione mancata”.