La scena a cui si assistito è simile a quella che è avvenuta lo scorso 15 maggio, nel 63esimo anniversario della nascita dello stato ebraico, che i palestinesi definiscono Naqba, ovvero il giorno della catastrofe: allora come oggi i manifestanti pro-palestinesi erano stati istruiti per fare pressione sui posti di blocco israeliani eretti alle frontiere e i militari israeliani hanno reagito sparando sulla folla. Lo scorso mese le vittime furono 15 e la reazione delle forze di sicurezza israeliane furono molto criticate.
E proprio in previsione delle possibili pressioni da parte dei manifestanti sui confini israeliani e delle manifestazioni organizzate da diverse organizzazioni radicali che si sono tenute in diverse città della Palestina (Ramallah, Betlemme e Tulqarem), nello stato ebraico le forze di sicurezza sono state invitate alla massima allerta e hanno ricevuto l’ordine di sparare verso chiunque provi a penetrare in maniera non autorizzata sul territorio israeliano, anche se devono mirare a parti non vitali in modo da evitare la perdita di vite umane.
Lo stato di allerta dei militari era stato confermato da un portavoce delle forze di sicurezza israeliane secondo cui “L’esercito è pronto ad affrontare tutto quello che può succedere”.