E così, a conti fatti, la data fatidica scatta oggi: il reddito medio che un italiano ha guadagnato fino a tutto il 4 giugno compreso va allo stato, mentre quello che si guadagna da oggi è nostro.
Roba da festeggiare, da stappare le bottiglie di spumante. Eppure, in giro, il clima è tutt’altro che di festa, nonostante la giornata di oggi sia stata ribattezzata da Mestre il “Tax Freedom Day“, che potremmo tradurre in “Giornata della Liberazione dalle Tasse”.
Le cifre parlano chiaro e possono pure impressionare, ma raccontano la verità di un Paese, dove il cittadino medio è costretto a lavorare per metà del suo tempo in favore dello stato, e soltanto per l’altra metà per sè stesso. Certo, il beneficio di pagare le tasse è garantito dal ritorno in servizi gratuiti o quasi del tutto gratuiti, come scuola, sanità, assegni sociali, pensioni, infrastrutture, etc. Ma siamo poi così sicuri che sarebbe necessario lavorare per tutto ciò ben quasi la metà dell’anno solare?
E’ evidente che l’unico modo di ridurre il carico fiscale consiste nel risparmiare sui servizi, il che in uno stato come l’Italia sarebbe possibilissimo, senza tagliare nulla, se non i tanti sprechi sotto gli occhi di tutti noi.
Come vorremmo che il prossimo anno il “Tax Freedom Day” si festeggiasse a maggio, anche se l’ideale sarebbe con un pò di fresco invernale, ma certo sarebbe chiedere troppo!