Attacca a testa bassa il presidente americano, accusandolo di non avere mantenuto le promesse, con una economia in crisi, con lo spettro di una nuova crisi immobiliare e con il prezzo dei carburanti alle stelle. Insomma, Romney s’insinua nel solco della tradizione della destra americana, puntando a una politica di stampo più liberista, che tocchi le corde dell’elettore medio, quali le tasse, la libertà della persona e del mercato, oltre ai valori tradizionali della famiglia, della sacralità della vita e la difesa della Patria.
Questa volta, le possibilità di Romney di acciuffare la nomination sono alte. Egli sarebbe avanti a Sarah Palin e dietro Rudolph Giuliani. E pensare che ancora Sarah Palin non ha nemmeno deciso di candidarsi, ma starebbe sondando il terreno, attraverso un tour negli Stati Uniti.
L’unico problema vero del GOP, questa volta, è che ci sarebbe tutta una serie di candidati potenziali, da Gingrich a Romeny alla Palin, i quali farebbero riferimento alla stessa ala destra del partito, rischiando di frantumare il consenso dell’elettorato conservatore, magari mandando alla nomination un candidato più centrista, ma poi meno gradito agli elettori Repubblicani, come avvenne tre anni fa con McCain.