Con Alfano segretario PDL possibili intese con centristi

E’ stato nominato ufficiosamente segretario politico nazionale, una figura non prevista fino ad oggi nel Popolo della Libertà, ma che rappresenta una svolta anche lessicale di non poco conto per il mondo berlusconiano. E’ finita, infatti, l’era dei coordinatori, delle figure politiche “new age”, in salsa “partito leggero”; è iniziata (di nuovo) l’epoca dei partiti veri, reali, con uomini in carne e ossa, sul territorio, tra la gente, non semplici comitati elettorali. E i partiti veri, in tutti gli stati, hanno i cosiddetti “segretari”, ossia coloro che guidano il partito. Il lessico non è tutto, quindi, ma in politica a volte può essere indicativo della direzione che si vuole intraprendere. E che la direzione sia quella di andare verso la costruzione di un partito reale, non più di plastica, lo dimostra il fatto che il 18 e 19 giugno, al consiglio nazionale del PDL, che dovrà incoronare Alfano segretario, sarà lui a dare le deleghe ai tre coordinatori. Non più il premier “factotum”, dunque, e Silvio ha finalmente capito che ciò non equivale a sminuire il suo ruolo, ma a costruire un partito efficace.

Se la svolta fosse solo quella della segreteria, il cambiamento sarebbe solo marginale. Invece, agli inizi di luglio dovrebbero celebrarsi i congressi comunali che potrebbero trasformarsi nel primo vero appuntamento democratico all’interno del PDL.

Certo, se la logica fosse in linea con quella fin qui seguita, ossia di congressi di pura nomina, per cui il nominato di livello superiore nomina quello di livello inferiore, tutto si risolverebbe nell’ennesima farsa. Ma dopo le aperture di questa mattina alle primarie da parte di Berlusconi, non si esclude che anche per la scelta dei coordinatori comunali si vada nella direzione di un maggiore coinvolgimento della base.

Ma la novità di Alfano non consiste solo nell’immagine nuova del PDL, quanto soprattutto alle possibili ripercussioni, in termini di alleanze e di spostamento degli equilibri con la Lega. Alfano è un giovane, è del sud, siciliano, è uomo moderato. La sua fisionomia lo impone come un leader, in grado di meglio coltivare i rapporti con i centristi dell’UDC e di Fli (aperture significative sono giunte da Bocchino), così come di dare voce e risalto all’elettorato e alle classi dirigenti del centro-sud.

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