E, se sul fronte esecutivo, le mosse sono chiare, varie ipotesi si susseguono sul partito e la sua organizzazione. Berlusconi vorrebbe lanciare un segnale immediato di cambiamento e di risposta alla sconfitta. Il messaggio agli italiani arriverebbe, mettendo Angelino Alfano, attuale responsabile della Giustizia, a capo del partito, forse senza licenziare subito Verdini e La Russa, in quanto spetterebbe solo a un congresso farlo, ma facendolo diventare un super-coordinatore, con poteri speciali di rappresentanza.
Altri avvicendamenti ci sarebbero poi sul versante dei capi-gruppo e dei vertici nazionali, ma ancora il quadro non è nettamente definito. Invece, ciò che il premier sarebbe seriamente intenzionato a portare avanti sarebbe il progetto di elezioni primarie, che avrebbero il vantaggio di fare scegliere direttamente alla base il candidato per le varie tornate elettorali, a più livelli. Un’ipotesi che piacerebbe ai ministri Frattini e Meloni, quest’ultima galvanizzata dall’affermazione di un suo candidato a Terracina (LT).
E se non fossero primarie, si andrebbe a congressi, ma in ogni caso a una svolta, rispetto al partito puramente carismatico di oggi. E nel PDL si chiede anche, in caso di primarie, che lo scontro per scegliere il candidato premier del 2013 sia più vero che mai, facendo scendere in pista i candidati migliori.