Lodi – un veterinario camminando ai bordi di una strada scorge quello che sembra il cadavere di una piccola nutria, probabilmente investita e sbalzata via da un automobile. La piccola nutria però è ancora viva, anche se piuttosto malconcia e sofferente. Il veterinario la prende con sè e la porta all’Ospedale Veterinario San Michele per prestarle i primi soccorsi.
Qui le vengono operate le prime cure e i veterinari constatano che la nutria è un esemplare maschio, ribattezzato dagli stessi con il nome di Nu. Dopo la visita al piccolo Nu vengono diagnosticate la frattura delle zampe anteriori e la rottura della vescica. L’intervento dei veterinari è piuttosto complesso, non solo per la gravità delle condizioni di Nu, ma anche per il fatto che la nutria non accenna a collaborare. Atteggiamento del tutto comprensibile, considerato il fatto che l’animale era totalmente selvatico e non aveva mai avuto contatti con l’uomo. A curare il piccolo paziente ci sono i veterinari guidati dal Dott. Offer Zeira, Direttore Sanitario dell’Ospedale San Michele.
Inieme lavorano prima per cercare di calmare l’animale, somministrandogli del cibo con una siringa, e poi operandolo. Nu si mostra nervoso e spaventato, ma si riprende poco a poco, fino a quando non arriva il fatidico giorno in cui può essere liberato. L’equipe di veterinari porta Nu li dove era stato prelevato, in un posto più sicuro, e lo lasciano andare via tra la gioia e la commozione.
Ma la storia di Nu purtroppo è tanto bella quanto rara. La caccia alle nutrie è molto diffusa, soprattutto in quanto il loro numero è aumentato notevolmente distruggendo gli argini dei fiumi. Ancora una volta però alla base dello squilibrio che si è venuto a creare c’è la mano dell’uomo. La nutria, infatti, è stata importata in Europa dall’America e qui ha proliferato in maniera incontrollata.
Nu ha ottenuto di nuovo la libertà, ma sono tante le nutrie che ogni giorno muoiono a causa dei fucili, delle trappole o dei bocconi avvelenati.