Per la prima volta dal 1994, il premier Berlusconi ha capito che il carisma del leader non può prescindere da un radicamento sul territorio, né dalla presenza di corpi intermedi che fungano da tramite tra la base degli elettori e i vertici nazionali.
E così, dalle colonne de “Il Giornale”, anche il giornalista e insigne intellettuale di destra, Marcello Veneziani, ha lanciato le sue quattro proposte per rilanciare l’asfittico PDL, dopo le elezioni di queste amministrative.
Primo: prendere atto che si è concluso un ciclo politico, evitando di distruggere tutto, ma concentrandosi sulle riforme da fare, soprattutto lavoro, fisco, famiglia e pubblica amministrazione. La giustizia può seguire, ma non essere il centro di tutte le riforme.
Secondo: Berlusconi dovrebbe annunciare di non presentarsi più alla corsa per la premiership nel 2013, preparando almeno tre candidati che rappresentino le anime di tutto il centro-destra, quella cattolica, quella liberale e la destra più sociale.
Quarto: nuova guida unica per il PDL, magari giovane e fresca (Alfano?). Basta con tre coordinatori, ma un uomo unico alla guida del partito, magari fondato su tre gambe, rappresentative delle varie anime dell’elettorato (le tre di cui sopra: liberale, cattolica, destra nazionale).