Il colpo lo ha subito, certo. I dati parlano chiaro: il PDL ha perso la sua roccaforte, Milano, e si è visto soffiare da sotto il naso Napoli, da quella sinistra che l’ha ridotta in una vergogna agli occhi del mondo. Un’umiliazione che sicuramente non potrà essere smaltita in poche ore. Tuttavia, lo spirito di Silvio è quello di un guerriero, non di un politicante. Non si arrende, non si abbatte, lo dice lui stesso: “Quando perdo, triplico le forze”. E chi nel dopo-elezioni si attendeva lo scorrere del sangue dentro l’esecutivo, con un Silvio trafitto e rispedito ad Arcore, ha dovuto fare i conti, invece, con una reazione del tutto diversa. Di chi non sottovaluta, non minimizza, ma non per questo manda tutto a rotoli, cercando di rimediare con i fatti alle tante cose che non vanno. Lo ha detto ieri anche il leader della Lega, Umberto Bossi, prossimo ai suoi 70 anni: “Il vantaggio di avere i capelli bianchi è che sei già abituato a vivere certe cose”. Quindi, da adesso si cambia, anche subito, ma non si manda in aria la baracca.
Anzi, è dal governo che dovrà partire la reazione alla sconfitta di lunedì. Silvio sa quali siano i punti da ridiscutere, conosce cosa vogliano gli elettori da sempre. Fino ad oggi, il suo ministro in via XX settembre, tale Tremonti, ha sempre impedito una riforma organica del fisco, una diversa strategia più aggressiva di riduzione della spesa, insomma ha blindato il bilancio.
Non è un caso che subito dopo il voto, gli altri colleghi del governo lo abbiano accusato, a porte chiuse, di essere il vero responsabile della sconfitta. Non è un caso nemmeno il fatto che egli sia stato zitto, limitandosi a ricordare, quasi per auto-difesa, che non è più tempo di utilizzare il debito per crescere.
Ma questa volta il premier può prendere le mosse dal dato disastroso delle amministrative, per dare linfa al suo progetto di riduzione delle tasse, che è un suo sogno dalla discesa in campo del 1994. E questa volta pare seriamente intenzionato a mettere Tremonti con le spalle al muro, chiedendogli solo di reperire le voci da cui recuperare le risorse, perché è ovvio che le tasse non si possono tagliare in deficit.
Il responsabile di via XX settembre, stavolta, non potrà opporre tanta resistenza; Silvio lo ha già detto ieri chiaro e tondo: “La riforma si farà. Decido io, non Giulio“.