Entro il mese di giugno dovrà essere designato il successore di Dominique Strauss-Kahn, per il ruolo di direttore generale del Fondo Monetario Internazionale. Travolto dall’arresto per presunto stupro ai danni di una cameriera d’albergo, Strauss-Kahn dovrà essere sostituito presto, in quanto non ci si può permettere un Fmi privo di guida politica, in una fase come questa. Malgrado le funzioni di dg siano svolte dal vice John Lipsky, questo ha già annunciato di dimettersi entro un mese, proprio per invitare il board a trovare una soluzione immediata.
La Francia, avendo perso il suo uomo, adesso avanza un’altra candidatura, quella del ministro delle finanze Christine Lagarde, la quale ha già trovata l’opposizione dei cosiddetti Paesi del BRIC, che pretenderebbero un loro uomo, ponendo fine alla tradizione di un europeo a tutti i costi, alla guida del più importante organismo finanziario del pianeta.
E dopo avere incassato il sostegno di Italia, Gran Bretagna, Germania, oltre che della sua Francia, la Lagarde ha rischiato di vedersi bruciata, per ragioni di provenienza continentale. Rischio, che negli ultimi giorni sembra rientrato, dopo il sì della Cina e il mezzo sì di Russia; quest’ultima non esclude altre candidature, ha però evidenziato.
E così resterebbe ad oggi solo l’opposizione del Brasile, che rivendica un proprio uomo o uno del BRIC a Washington. Ecco il motivo per cui Lagarde in queste ore è volata in Sudamerica, per incontrare il collega alle finanze, Mantega, dichiarando che al Fondo Monetario tutti gli stati devono potere essere rappresentati. E ora Mantega pare proprio appoggiarla. Missione compiuta. Salvo ulteriori complicazioni!