Ieri, il Tesoro ha collocato 6,5 miliardi di euro in titoli BTp a tre anni e a dieci anni. Anche l’asta di ieri è stata l’occasione per confrontarsi con gli umori dei mercati, in giornate di forte tensione, dovuta al caso sempre più drammatico della Grecia, che rischia di dovere dichiarare default, per via dell’altissimo debito accumulato, difficilmente solvibile in mancanza di aiuti esterni.
Sull’Italia, poi, grava anche la spada di Damocle della minaccia di declassamento di Standard & Poor’s, sebbene già dribblata dalla precedente offerta del Tesoro di qualche giorno fa, il cui esito è stato piuttosto soddisfacente, con rendimenti in calo.
Ieri, in particolare, il Tesoro ha collocato 3,5 miliardi di euro in BTp a tre anni, scadenza ad aprile 2014. La domanda è stata pari a 4,6 miliardi, con un rendimento medio lordo del 3,43%, in ribasso di o,02 pb.
Per i BTp a dieci anni, con scadenza 2021, il decremento dei rendimenti è stato più marcato, pari a 11 centesimi, passando dal 4,84% dell’asta precedente all’attuale 4,73%. Sostenuta la domanda, anche in questo caso, con richieste pari a 4,43 miliardi, contro i 3 miliardi offerti dallo stato.
Dunque, gli esiti di ieri confermano la tenuta dei titoli su più scadenze, con rendimenti in leggero calo sia sul breve e brevissimo termine, sia sul segmento a medio-lungo periodo. Quanto basta per potere dire che i conti pubblici italiani non destano preoccupazione sui mercati, sia per il basso indebitamento annuo, con un deficit verso il rientro previsto sotto il 3% del pil, sia per la solidità di un’economia, seppur in crescita a ritmi lenti.