Si aggrava il già nero bilancio delle vittime nello Yemen, sconvolto da mesi da scontri tra manifestanti e forze del regime, che hanno già lasciato sulle strade qualche centinaio di vittime. Da gennaio, in concomitanza dell’esplodere della protesta nel Nordafrica, le tensioni si sono affacciate anche nello stato del Golfo, con migliaia di persone, che hanno per la prima volta sfidato il regime di Alì Abdullah Saleh, al potere da 32 anni, per chiederne le dimissioni e l’apertura di una nuova fase politica in favore di libertà, democrazia e migliori condizioni di vita. E proprio dagli inizi di quella che sta assumendo sempre più i tratti di una guerra civile, centinaia, forse anche migliaia, di manifestanti si sono accampati nella piazza della città di Taez, a sud dello Yemen, e seconda città del Paese, in quella che è stata ribattezzata la “Piazza della Libertà”. Approfittando degli sconvolgimenti in atto in questi giorni, con il regime stretto tra la guerriglia nella capitale Sana’a, contro forze ribelli della potente tribù dello sceicco Sadek e l’avanzata di forze alqaidiste nel sud dello Yemen, l’esercito ieri ha assaltato le tende di “Piazza della Libertà”, dando loro fuoco e provocando venti morti e almeno 37 feriti, secondo le testimonianze.
E’ evidente come la situazione sia del tutto sfuggita di mano agli uomini di Saleh, che combattono su tre fronti, che stanno tutti clamorosamente convergendo nell’obiettivo di cacciare il presidente dal potere: le forze dell’opposizione, che chiedono riforme e il passaggio di consegne di Saleh; la tribù di Sadek, che ha deciso di schierarsi con l’opposizione al regime; le forze di Al Qaida, che stanno approfittando della situazione di caos e di rivolta popolare, per rovesciare il governo e conquistare il potere.
E’ chiaro che anche in seguito all’episodio di ieri, il potere di Saleh non ha più alcuna legittimazione, avendo egli anche rifiutato di firmare un accordo, che gli avrebbe consentito un’uscita di scena decorosa, al riparo da possibili conseguenze penali, così come per il figlio, considerato suo successore naturale, fino a qualche mese fa.
Difficilmente, però, dopo avere sparato sulla folla, egli potrà ottenere nuovamente altre condizioni di favore, come l’immunità, avendo così aperto le porte alla vera e propria insurrezione armata e alla possibilità di una sua stessa fine drammatica.