Nel 2006 erano stati l’Egitto ed Israele, i paesi controllori dei confini con il territorio palestinese, ad istituire il blocco del Valico. Poi da quando Hamas ha conquistato il controllo della striscia di Gaza, nel 2007, i controlli al Valico sono diventati più rigidi. Il Valico di Rafah rappresenta l’unico passaggio non controllato da Israele e la sua riapertura è dovuta ad un accordo fra Hamas e Fatah, movimento al comando della Cisgiordania. Ad occuparsi di questo accordo è stato l’Egitto, che dopo la fine del governo di Mubarak è riuscito in questa importante mediazione.
Israele non ha fatto attendere però una reazione. Infatti molti esponenti del governo si sono detti preoccupati dalla riapertura completa del Valico. Secondo il ministro per la Sicurezza Interna Matan Vilnai, la riapertura «creerà soltanto una situazione molto problematica», favorendo l‘ingresso di armi ed esponenti di Al Quaeda verso Gaza.
Un’altra parte dell’opinione pubblica israelita si è però schierata a favore di questa decisione. Riaprire il Valico potrebbe essere un modo per diminuire le tensioni internazionali per le condizioni della Striscia di Gaza, portando perciò ad un allegerimento delle pressioni sullo Stato ebraico, che porterebbero ad una cancellazione definitiva del blocco.
Dopo il rapimento del giovane sottufficiale Gilad Shalit nel 2006, lo Stato Ebraico istituì il blocco di Gaza. Shalit fu rapito dai palestinesi proprio grazie ad un tunnel lungo circa 3 km, scavato nei pressi di Rafah; il sottufficiale si trova ancora sotto sequestro, anche se dal 2008 si sono riaperte le trattative per la sua liberazione, dopo che Hamas aveva dichiarato che il ragazzo era vivo e in buona salute.