Quattro anni di reclusione e multa di un milione e mezzo di euro per aggiottaggio: è la condanna inflitta ad Antonio Fazio, ex Governatore della Banca d’Italia nel processo sul tentativo di scalata alla Banca Antonveneta. A deciderlo sono stati i giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Milano. Per l’ex Governatore è stata disposta anche l’interdizione per cinque anni dagli uffici pubblici e due anni di divieto di contrattazione con la pubblica amministrazione. Fazio non è l’unico imputato ad essere stato condannato: i giudici hanno comminato tre anni di reclusione per l’ex Presidente di Unipol, Giovanni Consorte (oltre ad un milione di multa) e per il suo vice Ivano Sacchetti; 2 anni e otto mesi per il senatore del Pdl, Luigi Grillo; un anno e otto mesi per l’ex amministratore delegato della Bpi, Gianpiero Fiorani; prosciolto per non aver commesso il fatto il capo della vigilanza di Bankitalia, Francesco Frasca. Tra le pene accessorie anche la multa inflitta Unipol di 900 mila euro con la confisca di beni della societa’ assicurativa per 39,6 mln di euro.
LA VICENDA – L’inchiesta che ha portato alla condanna di Fazio prende avvio il 2 maggio 2005, quando la Procura di Milano apre un fascicolo contro ignoti per aggiotaggio sull’Opa di Bpl ad Antonveneta. La vicenda ha inizio nel gennaio del 2005 quando Bpi annuncia di aver superato il 2% del capitale della banca veneta, che aveva come maggior azionista l’olandese Abn. Nel febbraio dello stesso anno la banca lodigiana riceve il permesso dalla Banca d’Italia per salire al 15% e poi fino al 29,9%. Ad aprile il gruppo guidato da Fiorani raggiunge il 40% e l’Abn presenta degli esposti sulla rapidità con cui sono concesse le autorizzazioni. Le indagini convincono gli acquirenti che Fazio forniva informazioni privilegiate a Fiorani, grazie alle quali l’ad di Bpi riusciva ad acquisire azioni di Antonveneta. Celebre la telefona intercettata tra Fiorani e l’ex governatore in cui il numero uno di Bpi disse a Fazio “ti bacerei in fronte”.
REAZIONI – L’ex numero uno della Banca d’Italia è sorpreso dalla sentenza della corte milanese ma si limita a dichiarare di aver sempre operato per il bene comune e aggiunge: “Sono convinto che questa sentenza vada riformata”.