PSN offline: il capo “scende dalle nuvole”

Quello che fa sicuramente più arrabbiare gli utenti del Play Station Network non è tanto il problema di non poter giocare online, ma il modo in cui Sony ha reagito ad un attacco informatico, di vaste dimensioni, certo. Ma il problema di fondo è che Sony nel 2011 non ha progettato una rete di sicurezza adeguata. Infatti, in queste settimane, sono stati vittime di attacchi informatici non solo il Play Station Network, ma anche il sito di Sony Thailandia e il sito di Sony Music in Grecia. La facilità con cui gli hacker hanno “bucato” i sistemi di sicurezza è allarmante.

Di fronte a problemi , oggettivamente molto seri, che riguardano la sicurezza di migliaia, se non milioni di utenti, sarebbe stata apprezzabile una politica dell’azienda volta a risolvere in fretta il problema. Ma purtroppo, il problema non è dovuto alla lentezza di Sony. Il problema è che Sony un sistema di protezione sicuro non ce l’ha. E questo lo si evince dalle parole di Howard Stringer. In una recente intervista avrebbe affermato che l’azienda credeva di avere un sistema di sicurezza “buono e robusto”.

Inoltre, visto che Sony offre servizi gratuitamente, non ritenevano che potesse essere “il posto più probabile per un attacco”. Infine ha concluso dicendo di non pensare di doversi scusare per un problema che non conosceva.

Invece non funziona così: una società importante come Sony non può lasciare i dati degli utenti senza protezione, e soprattutto è inaccettabile che il capo sia all’oscuro dei problemi di sicurezza di casa sua.

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