Nonostante il sì di Pechino, i Paesi emergenti continuano a fare pressioni molto forti sul board del Fondo Monetario, in quanto ritengono che non si debba più proseguire nella tradizione di un europeo alla guida dell’organismo. Secondo una regola non scritta, all’Europa spetta sempre la guida del Fondo Monetario, mentre agli USA quella della Banca Mondiale. Ed è così che dal 1946, tutti i dg dell’Fmi sono stati europei.
La questione non è soltanto di prestigio. Gli europei temono che in un momento come questo, perdere la guida del Fondo Monetario potrebbe rappresentare un ostacolo importante al varo dei piani di sostegno in Paesi come Grecia, Irlanda e Portogallo. Ed è lo stesso “Financial Times” a scrivere sull’assoluta necessità di tenere la guida in Europa.
Non la pensa così il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria, il quale sostiene che vada rotta questa tradizione e che i candidati dovrebbero essere scelti per le loro qualità, non certo per la loro provenienza, evidenziando come il problema sia politico, non perchè non vi siano buoni candidati europei.
Il nome del successore di Strauss-Kahn dovrà essere trovato entro giugno, quando dovrebbe finire la reggenza “pro tempore” di John Lipsky, che ha già annunciato la volontà di lasciare. E ad oggi, Lagarde sarebbe il nome più gettonato.