E proprio la Leuthard ammette che quanto accaduto a Fukushima ha dato una scossa decisiva alla situazione, anche considerando le conseguenze inimmaginabili che un simile incidente avrebbe sulla Svizzera “con la forte densità della sua popolazione”. “Siamo convinti” -afferma- “di aver fatto la scelta giusta, anche dal punto di vista economico il nucleare sta perdendo a poco a poco i vantaggi comparativi rispetto alle altre energie“.
L’intera operazione costerà alla Svizzera circa 1,5-3 miliardi di euro per sopperire a quel -40% di produzione energia che deriverà dalla dismissione delle centrali atomiche e ciò avverrà incrementando l’idroelettrico e le rinnovabili, insieme a cogenerazione e centrali a gas a ciclo combinato. Il conseguente aumento di CO2 verrà attenuato dalle nuove tecnologie e sarà istituita una piccola tassa, insieme all’erogazione di incentivi per favorire lo sviluppo di energia pulita.
Non manca qualche voce critica: il giornale Basler Zeitung accusa il governo di aver preso decisioni “senza discutere con l’industria elettrica e considerare l’opinione del mondo economico” e di preoccuparsi “più degli elettori che della sicurezza della popolazione”. Non si può negare che l’opinione pubblica si sia fatta sentire sul tema e proprio la scorsa settimana molte migliaia di persone hanno manifestato in Svizzera contro il nucleare, la più grande protesta degli ultimi decenni.
Intanto l’Unione Europea ha deciso che da giugno partiranno gli «stress test» per mettere alla prova la tenuta delle 143 centrali nucleari di tutta la Ue ed i risultati dovrebbero arrivare non prima di Aprile del 2012. Ci saranno tre tipi di controllo: una fase più “burocratica”, dove le installazioni dovranno fornire documenti e risposte questionari, poi un riscontro da parte delle autorità nazionali ed infine gruppi multinazionali che esamineranno i rapporti delle autorita’ nazionali.