Il brutto pasticciaccio del bla-bla nella maggioranza. Se tra il primo turno delle amministrative e il secondo turno di ballottaggio l‘obiettivo del centro-destra era quello di dare una salda immagine di unità, possiamo affermare senza dubbio che è andato a vuoto, almeno in parte. La proposta della Lega di spostare qualche ministero da Roma a Milano (ma qualcun altro andrebbe in città del sud, come Napoli) ha scatenato il putiferio all’interno della maggioranza e lo stesso premier ha dovuto in parte smentire le dichiarazioni degli alleati, limitandosi a parlare di semplice spostamento di dipartimenti. Le reazioni più immediate e risentite, come era ovvio, sono derivate dal Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, e dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno. I due hanno persino chiesto al premier Berlusconi un incontro chiarificatore. Poi sono seguite le dichiarazioni, con tanto di carta e penna, dei capigruppo del PDL di Camera e Senato, Farbrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri, i quali hanno appoggiato le critiche dei colleghi pidiellini Polverini e Alemanno.
La Lega conferma il progetto e parla di promessa di Berlusconi. Un pasticcio, come solo questo centro-destra potrebbe fare. A pochi giorni dai ballottaggi, il dibattito politico non gira intorno a un qualche straccio di proposta, bensì su “ministeri a Milano sì, ministeri a Milano no”.
Ma siamo poi così sicuri che i milanesi abbiano tutta questa voglia di avere un ministero nella loro città? Quale sarebbe il beneficio di avere una sede istituzionale? Crea posti di lavoro o ricchezza? No, a parte i dipendenti ministeriali, che sarebbero praticamente trasferiti da Roma a Milano, peraltro, senza creare un indotto.
Insomma, avere un ministero in città sarebbe un semplice motivo forse di orgoglio, ma niente di più. Le risorse da destinare a un territorio non dipendono certo da dove un ministero viene dislocato e non bisogna sottovalutare il fatto che laddove si annida la burocrazia, la crescita di una città ne viene coinvolta in negativo, nel senso che si dà vita a una mentalità che avrebbe poco a che fare con il tipico carattere del fare e dell’intraprendere del popolo meneghino.
Detto in poche parole: i milanesi dovrebbero sperare che i ministeri rimangano a Roma, perchè non ne caverebbero un ragno dal buco.